07/08/2025

E pensare che fin da ragazzina scrivevo pagine e pagine di pensieri, scaricavo su carta, preferibilmente con una penna stilografica dall'inchiostro colorato - rosa, viola, azzurro - i pensieri che mi attraversavano la testa e quelli che ci si fermavano in mezzo, sguazzandoci per giorni o mesi. Confessavo al diario tutto: ciò che vivevo, come lo vedevano i miei occhi attraverso il filtro dei pensieri; le amicizie adolescenziali con i compagni di scuola; gli innamoramenti eterni che poi svanivano al successivo principe che i miei occhi vedevano. Insomma, sono cresciuta scrivendo. Su quaderni, agende, libretti di carta riciclata: tutto andava bene per fissare il momento, l'esperienza, la mia percezione della vita. 
Col tempo è mancato il tempo e oggi spesso rimpiango quei minuti, mai sprecati, in cui mi sedevo alla scrivania e iniziavo a fare scorrere la penna. 
Penso di essermi salvata spesso da sola, con la scrittura. Consolata sicuramente ma anche salvata dalle brutture là fuori e, perché no, anche da me stessa. 
Scrivere mi faceva vedere le cose uscendo da me, come da un altro punto di vista. Oggi la capacità che ho di guardami dentro con distacco, viene sicuramente da lì. 
Vorrei cercare di riprendere il piacere tutto personale di tornare a scrivere, per me e per la me bambina, ancora dentro di me. 
Perché se stava bene lei e stavo bene io, può succedere ancora: posso fare tornare a stare meglio entrambe.

Love,
MC

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