16/09/2025

Stravaccata sul divano, con il busto storto che se mi vedesse un osteopata mi prenderebbe a randellate, apro la app di blogger e decido di scrivere. 

Ho il raffreddore. 
Il raffreddore e la febbre a 37.1. 
A metà settembre??
Fa ancora caldo e quando mi capita di fermarmi al sole per forza maggiore, tipo oggi aspettando il tredicenne all'uscita da scuola, in macchina, il calore mi rompe le scatole da morire. Più che se fossi sana. Tipico dell'influenza. 
I miei programmi mattutini di sistemazioni dei vasi del giardino, inserimento di nuove piante e compagnia cantante, visto che il lavoro questa settimana è pomeridiano, vanno così a farsi benedire. E la cosa mi rompe le scatole da morire.
Domani vado dal medico. 
Se non altro, unica nota degna di sé stessa in caso di malattia, potrò andare avanti a leggere il libro di turno: Everest solo. Orizzonti di ghiaccio di Reinhold Messner.

Love,
MC

18/08/2025

Sto scoprendo una Sardegna locale, indigena, quella vissuta dai suoi abitanti e per la precisione dai cagliaritani, e mi piace. Un carissimo amico oltre a prestarci la sua casa a Cagliari, ci ha dato una lista di spiagge dove andare, dove di solito vanno lui e la moglie. A volere vedere tutte, bisognerebbe star qui due mesi. E parlo solo delle spiagge del sud Sardegna.
Mari pintau, Chia, Sant'Elia, Nora, Poetto... Non ce n'è una da poter definire mediocre, ognuna diversa, tutte bellissime.
Capisco perché la prima volta che atterrai a Cagliari, rimasi scioccata vedendo che anche la spiagge attaccate a Cagliari fossero di sabbia bianca. 
Per me una cosa troppo esotica. E invece.
Sto riscoprendo la spiaggia libera: il telo steso sulla sabbia calda, il calore che mi entra nelle ossa, le cunette della sabbia da smussare con la schiena, la pelle asciutta con la polvere di sale sopra, ancorare l'ombrellone con sacchetti di sabbia perché non voli via. 
E poi lunghi bagni e giri sul sup, con figlio e marito preferito. Due giorni fa mio figlio, vedendomi salire sul sup dove l'acqua è profonda e non si tocca, mi ha detto "Ammazza che atletica!" 
"A bello, visto che madre che hai? E compie 47 anni a fine mese!"

Love, live from Poetto beach,
MC

11/08/2025

 In questi giorni fa un gran maledetto caldo del cavolo. Sudo a star ferma pensando a come fare per non sudare. 
Per fortuna domani cambiamo posizione e avremo modo di rinfrescare corpo e spirito altrove. 
Sono arrivata stanca morta sfatta alle ferie anche perché non ero mai arrivata così tanto avanti, a lavorare fino alla prima decina di agosto. 
Di solito mi fermo sempre a fine luglio, quest'anno no. E lo sento. 
Sono morta, ma rientrerò al lavoro l'1 settembre. 
Presumibilmente sempre poco motivata e stanca del tipo di lavoro, ma almeno per tre settimane non avrò da veder l'ora per sapere quanto manca alla timbratura. 
Anche se iniziare il nuovo mese, rientrando dalle ferie, di lunedì primo del mese, mo sta sulle balle, proprio mi disturba. 
Mia nipote invece "nooo che bello, così la settimana inizia dal primo del mese e tutto è ordinato!" è patologicamente metodica peggio di me!
Vabbè, è giovane, quasi ventenne, avrà tempo per cambiare, in meglio o in peggio.

Nel frattempo ho fatto due conti e da gennaio ad oggi ho letto, fino ad ora, quarantotto libri; quarantasei fino a luglio compreso. Non mi posso di certo lamentare, ma una cosa l'ho capita: basta romanzi rosa. Basta, non ne voglio più leggere. 
Ogni tanto ne ho letto qualcuno, nel mesi e negli anni passati, per riposare la mente tra un tomo e l'altro, ma ho capito che se mi devo svuotare il cervello, allora è meglio fare parole crociate, non prevedere di pagine e pagine come andrà a finire tra i due protagonisti o iniziare a sbuffare già a pagina 12. 
C'è un limite a tutto, anche alla mia testa da svuotare.
Adesso sto leggendo un Manzini della serie di Rocco Schiavone, l'ultimo scritto ad oggi. 
Dopo non so come farò: ne sentirò di certo la mancanza e quindi serve che Manzini vada a avanti a fare indagare il vicequestore, perché io devo leggere sentendo la voce di Giallini nelle orecchie. 
Senza, non posso divertirmi leggendo!

Canzone di questi ultimi giorni, questa
Mi sa di qualcosa di epico, che forse è quello che mi ci vuole nel prossimo futuro e per il quale mi sto attrezzando.

Love,
MC




07/08/2025

E pensare che fin da ragazzina scrivevo pagine e pagine di pensieri, scaricavo su carta, preferibilmente con una penna stilografica dall'inchiostro colorato - rosa, viola, azzurro - i pensieri che mi attraversavano la testa e quelli che ci si fermavano in mezzo, sguazzandoci per giorni o mesi. Confessavo al diario tutto: ciò che vivevo, come lo vedevano i miei occhi attraverso il filtro dei pensieri; le amicizie adolescenziali con i compagni di scuola; gli innamoramenti eterni che poi svanivano al successivo principe che i miei occhi vedevano. Insomma, sono cresciuta scrivendo. Su quaderni, agende, libretti di carta riciclata: tutto andava bene per fissare il momento, l'esperienza, la mia percezione della vita. 
Col tempo è mancato il tempo e oggi spesso rimpiango quei minuti, mai sprecati, in cui mi sedevo alla scrivania e iniziavo a fare scorrere la penna. 
Penso di essermi salvata spesso da sola, con la scrittura. Consolata sicuramente ma anche salvata dalle brutture là fuori e, perché no, anche da me stessa. 
Scrivere mi faceva vedere le cose uscendo da me, come da un altro punto di vista. Oggi la capacità che ho di guardami dentro con distacco, viene sicuramente da lì. 
Vorrei cercare di riprendere il piacere tutto personale di tornare a scrivere, per me e per la me bambina, ancora dentro di me. 
Perché se stava bene lei e stavo bene io, può succedere ancora: posso fare tornare a stare meglio entrambe.

Love,
MC

26/05/2025

Oggi, 26 maggio 2025, ricorre il secondo anniversario dell’incidente d’auto in cui, mio malgrado, sono stata coinvolta.
Come ho già detto, mio malgrado, ma a pensarci bene, anche no.
Quel giorno mi si sono aperti gli occhi su certe cose, alcune veramente importanti, che non andavano nel mio vivere.
La facciata presa nell’airbag, anche se morbida e attutita, mi ha svegliata: dopo lo shock mi sono resa conto di tutto lo storto che avevo intorno.
Con il maritopreferito sempre più accanto, ho quindi aperto le finestre e creato un vortice tale di corrente che le nuvole dense e nere sotto cui stavo da tanto tempo, sono state spazzate via. 
Si è trattato di un vero e proprio uragano.
Ho sentito di nuovo di essere una persona intera, trasparente. Libera.
Quindi no, l’incidente non è stato una sciagura e il senso che gli attribuisco oggi, a due anni di distanza, è di gratitudine, perché non so se in sua assenza mi sarei svegliata così bene e così convinta di tornare me stessa.
Che strana la Vita!
 
Love,
MC

23/05/2025

Quante volte, alle prese col figlio adolescente, mi dico e mi ripeto che prima di parlare devo contare fino a…tanto? Più o meno tutti i giorni più volte al giorno.
Di solito non ne traggo effetti positivi, mi dimentico di contare ed esplodo senza manco il ticchettio da orologeria: deflagrazione istantanea.
Se poi la miccia si accende subito dopo aver staccato dal lavoro e senza aver avuto il silenzio e la distrazione del tragitto lavoro-casa (una delle brutture del lavoro agile) ecco che la deflagrazione dà vita a dei gran begli incendi.
Non so come mai, ma oggi è in corso l’incendio di Los Angeles 2.0.
Non c’è parola che mi venga rivolta che non mi faccia scattare il fastidio, l’insofferenza, la risposta tesa e il rimprovero.
Mi servirebbero venti minuti di nulla, di silenzio e calma ma questo tredicenne alto un metro e settantadue, che quando mi abbraccia, ormai, mi sovrasta quasi, oggi sembra non cogliere il mio disagio e come una pallina che rimbalza va e viene di continuo.
Potei andare fuori in giardino, ma diluvia e di bagnarmi non ne ho voglia.
Gliel'ho chiesto esplicitamente, ma dopo tre minuti si è ripresentato qui nel mio studio con una qualunque domanda.
Insomma privacy inesistente, in questi momenti in cui la solitudine sarebbe curativa.
Mi chiedo come abbiamo fatto a superare il lock down.  
E infatti non l’ho gestito benissimo: nei momenti peggiori mi mettevo a camminare intorno alla casa alla disperata, mi chiudevo in bagno per star da sola, bramavo l’uscita per andare a far la coda fuori dal supermercato, che tanto non si poteva toccare nessuno e con le mascherine ci si riconosceva a fatica.
Allora si che raggiungevo l’apice della settimana!

Love,
MC

07/02/2025

PAURE

 Sono giorni che ci penso ma poi mi fermo, o forse nemmeno parto, e torno indietro, lascio perdere, desisto, rinuncio e faccio altro. 
Sono giorni che penso che è tanto che non scrivo pur pensando di avere qualcosa da dire. Ma poi non scrivo.
Qualcosa da dire a chi, poi? 
Ottima domanda. Ai posteri, forse, ignoti posteri che per qualche volo pindarico dovessero capitare qua sopra chissà quando. 

Questo non quotidiano diario digitale arranca e se certe cose sono il riflesso di quello che siamo in quel momento, allora sto arrancando anche io. 
In qualche modo, su più fronti, sto arrancando. Ma dando un colpo al cerchio e uno alla botte, vado avanti.

Scioccata davanti agli eventi del mondo, ironica per non soccombere, arrabbiata negli scontri con la realtà ma soprattutto impaurita per quel che sarà di questi adolescenti disorientati e vittime di loro stessi, dei vortici che creano con le loro mani e dentro cui si tuffano per cameratismo, nonostante i salvagente che i genitori lanciano e rilanciano. 
Volersi affogare insieme nel torbido dei conflitti del gruppo fa parte della vita a dodici anni, del crescere mettendosi alla prova, per misurarsi e capire se quello che senti dire a casa è vero o no, se c'è da fidarsi o no, ma tant'è un genitore non può pensare di dire, per proteggere, e ottenere sempre. A volte deve parlare e poi assistere stando zitto. Lasciar fare: anche questo è educare.

Ricordo che ci sono passata anche io, attraverso la melma dei dodici anni, ma non avevo il telefonino in tasca e il maledetto gruppo whatsapp della classe sempre attivo -e i miei genitori a loro volta senza quello fottutissimo dei genitori della classe- quindi per forza la mia adolescenza è stata più facile e gestibile, per tutti.

Cosa verrà fuori da questi ragazzi non ne ho idea, ma se leggo quello che leggo sulle malefiche chat di cui sopra, Signore pietà. 

Love,
MC

24/01/2025

A CONFRONTO

 Leggere contemporaneamente Il Dio dei nostri padri di Aldo Cazzullo e E' solo una storia d'amore di Anna Premoli suscita anche in me più di qualche dubbio.
Dal sacro al profano in un attimo, in zero centimetri di distanza che li separano da posati uno sopra l'altro sul comodino accanto al letto - ma uno è in ebook e l'altro in cartaceo. 
Vado alle riflessioni sulle origini della fede cristiana, alla storia romantica a tratti scontata ambientata nella NYC del 2016. 
Forse uno svuota testa per prendere sonno il secondo, e un libro decisamente interessante per godermi in pace il mio momento di lettura pomeridiana o mattutina a seconda del tempo a disposizione, il primo.
Ammiro molto Aldo Cazzullo e il suo scrivere liscio e fluente. Sembra di capire tutto e mi fa sentire intelligente e dotata di una caratura intellettuale elevata. 
E poi sembra di sentirlo leggere quelle pagine: ho così bene in mente la sua voce da Una giornata particolare, che riesco a percepire anche quel piccolo difetto di pronuncia che ha. 
Ho dei problemi?
Probabile.
Di certo non so perché io continui a comprare romanzi rosa a tre euro e novantanove, quando ho l'ebook pieno di libri vari non ancora letti, visto che mentre li sto leggendo, spesso, storco io stessa il naso perché tanto intuisco già come andrà a finire. Bah.
Sarebbe da farci una seduta di psicoterapia sopra.

Il maritopreferito da ieri pomeriggio è knock-out a letto con l'influenza, oscillando dai 38.6 ai 37.2, a seconda del momento dell' efficacia del brufen. 
Non so se sperare di prendermela anche io o no, almeno mi riposo, per quanto pare che sia un'influenza che stende morti, quindi poco riposo sarebbe ma solo una grande rottura di scatole. 
Vado avanti a tener su da sola casa e lavoro e prole e marito malato e tutte le varie ed eventuali non citati.

Love,
MC 

31/12/2024

RIFLESSIONI

Il fatto che, dopo sei ore di lavoro agile (in tuta di pile e ciabatte, ma pur sempre lavoro) provi una certa, intrinseca soddisfazione nello svuotare l'asciugatrice, piegare e sistemare le varie mutande magliette calzini pigiami che ha essiccato, significa che sto invecchiando precocemente? O sono diventata così zen da trovare felicità nelle piccole microscopiche cose?
O, piuttosto, si stanno aggravando le mie nevrosi ossessivo compulsive dell'avere, così, almeno una parte di cose sotto controllo?
Io opto un po' per una e un po' per l'altra: un meraviglioso, democratico, cerchiobottista cinquanta per cento. Dire sto invecchiando precocemente non piace a nessuno, manco a me.

E buon 2025.

Love,
MC

BEST YEAR EVER

 L'altro giorno, dopo aver segnato il quarantottesimo libro letto nel 2024, sono tornata indietro con le pagine del mio quadernino e ho notato che questo in conclusione, è stato l'anno in assoluto migliore, per me, riguardo alla lettura, dal 2013 in poi. Non avevo mai letto quarantotto libri in un anno: quasi un libro a settimana. Non male, direi niente male davvero. Nel 2016 avevo raggiunto quota quarantasei, questa volta ho fatto meglio.

Parliamo di libri di varia natura: dai gialli di Agatha Christie, ai rosa di Felicia Kingsley, ai romanzi di Ken Follett, ai saggi di Beppe Severgnini, ai riflessivi di Aldo Cazzullo, ai fantasy di Sarah J. Maas. Insomma, vari ed eventuali scelti secondo quanto avevo letto subito prima o quanto era affaticata la mia mente da tutto il resto della vita in generale: la lettura come terapia -da sempre. Toglietemi i libri e l'ebook, e diventerò matta: un'annoiata, irritabile donna, persa per il mondo. Regalatemi libri o carte regalo da spendere in libreria, e mi farete felice.

Un'attività iniziata negli ultimi tempi e che vorrei far diventare abituale è l'eliminazione di ciò che non mi serve veramente, che sia abbigliamento (se ancora utilizzabile, regalo) bigiotteria o makeup. Quest'ultimo, in particolare, sta diventando via via sempre più basico ed essenziale, voglio tenere solo le cose che effettivamente utilizzo e usare le cose che già ho, evitando di acquistarne di altre, solitamente simili ad altre già presenti. Vorrei limitare gli sprechi di soldi e di materiali. Considerando anche il piacere intrinseco del terminare un prodotto, ne guadagniamo tutti: le mie tasche e l'ambiente.

Voglio proprio portare questo cambiamento nel 2025, farlo diventare una regola, una routine ciclica, per non perderne l'attenzione tra la corrente della vita quotidiana.

Non so bene come ho messo giù questi miei pensieri in questo ultimo dell'anno, forse è qualcosa di sconclusionato...

Ho letto una frase interessante, e a mio avviso molto sensata, scrollando l'Instagram oggi, il cui senso era pressappoco questo: non vi faccio gli auguri di buon anno, ma che abbiate la forza di affrontare ciò che verrà, qualunque cosa sarà.

Lo definirei il miglior augurio di sempre; semplice ma non scontato.

Love,
MC

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